9° Censimento Generale dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit. Identikit delle Istituzioni Non Profit in Italia. Traino per l’occupazione femminile, 494 mila le dipendenti, il 72% del totale | aste at: 19/04/2014 |
9° Censimento Generale dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit. Identikit delle Istituzioni Non Profit in Italia. Traino per l’occupazione femminile, 494 mila le dipendenti, il 72% del totale – Non Profit sempre più forte sul territorio italiano per numero di istituzioni e per occupati: il 9° Censimento Generale dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit ha rilevato - al 31 dicembre 2011 - 301.191 unità, il 28% in più rispetto al 2001, con una crescita del personale impiegato pari a 39,4%. I dati sono disponibili in I.stat, il datawarehouse dell’Istat, al tema “Censimento industria, istituzioni pubbliche e non profit 2011”. Al datawarehouse si accede sia dall’home page di www.istat.it sia dal sito dedicato http://censimentoindustriaeservizi.istat.it/. Il presidente dell’Istat, Antonio Golini, ha dichiarato: “I dati del censimento evidenziano la dinamicità del non profit italiano e la sua capacità di creare occupazione e crescita economica. Dalla rilevazione emerge come questo sia un settore di grande valenza sociale per le sue caratteristiche di ascolto dei cittadini e delle imprese, per soddisfare i loro bisogni sociali, ricreativi, sportivi, sanitari e altro ancora. Non va poi sottovalutato il numero rilevante di persone che sostengono attivamente le organizzazioni non profit attraverso il prezioso contributo come volontari”. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, si è così espresso ''Occorre costruire attorno all'economia sociale e solidale il futuro del Paese, puntando su imprese cooperative, imprese sociali, cooperative di comunità, e ogni altra forma di economia sociale e associativa che metta al centro la persona e non la finanza, i bisogni dei soci e della comunità e non la remunerazione del capitale''. E’ essenziale attivare un percorso di radicale cambiamento che dovrebbe partire dalla partecipazione responsabile, dall'impegno comune, dal superamento delle divisioni e dei particolarismi, cercando di massimizzare il coinvolgimento, il protagonismo attivo e la responsabilità di ogni cittadino. All'economia solidale il compito di promuoverli e organizzarli: perché noi vogliamo che nessun cittadino resti a casa senza avere nulla da fare, per questo ad ogni italiano deve essere data una ragione per saltar giù dal letto e mettersi in moto ogni mattina”. DONNE E UOMINI DEL NON PROFIT - Il settore conta sul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari, 681 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei. Sono inoltre presenti altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività nelle istituzioni rilevate: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile.La componente femminile è di 1,8 milioni di volontarie, 494 mila dipendenti, 142 mila lavoratrici esterne, 3 mila lavoratrici temporanee, 9 mila comandate/distaccate, 26 mila religiose e 10 mila giovani del servizio civile. Il Non Profit si conferma quindi traino per l’occupazione femminile. La categoria professionale più rappresentata, con il 27,5% dei lavoratori retribuiti, dipendenti ed esterni, è quella delle professioni tecniche (professioni sanitarie infermieristiche, fisioterapisti, mediatori interculturali etc.). Seguono le professioni nelle attività commerciali e nei servizi con il 24,1% (operatori socio-sanitari, assistenti socio-assistenziali e assistenti domiciliari etc.), le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (17,9%), le professioni non qualificate con il 13,8% (collaboratori scolastici, addetti alle pulizie, operatori ecologici, etc.) e le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (11,4%). I dirigenti e gli imprenditori rappresentano invece una quota pari al 3,5% del totale dei lavoratori retribuiti. La presenza maschile prevale tra i dirigenti e gli imprenditori (6,8%), nelle professioni tecniche (31,5%), nelle professioni non qualificate (15,5%) e tra gli artigiani, operai specializzati, agricoltori e conducenti di veicoli. La presenza femminile invece è superiore alla quota nazionale solo nelle professioni qualificate delle attività commerciali e dei servizi (29,6%).I VOLONTARI, ETÀ - I volontari sono nel complesso giovani: 950.000 infatti hanno meno di 29 anni (pari al 20%, di cui il 4% con meno di 18 anni) a fronte di 704.000 volontari con più di 64 anni (14,8%). Il 43,2% dei volontari ha tra i 30 e i 54 anni di età. Cultura, sport e ricreazione e Ambiente sono i settori con una spiccata presenza giovanile. Più anziani i volontari che operano nei settori delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (dove si contano 155 volontari con più di 64 anni su 100 giovani), seguito dall’Assistenza sociale e protezione civile (131 su 100), Tutela dei diritti e attività politica (123), Filantropia e promozione del volontariato (110), Istruzione e ricerca (107).TITOLO DI STUDIO - Il 50,1% dei volontari italiani possiede un diploma di scuola superiore, il 29,4% un titolo di studio non superiore alla licenza media mentre i laureati sono il 20,5%. La distribuzione per genere evidenzia che tra i volontari donna pesano maggiormente coloro che hanno una laurea (23,4% a fronte del 18,7% fra gli uomini). I SERVIZI EROGATI - Le istituzioni non profit rilevate sono nel 62,7% dei casi di pubblica utilità (orientate al benessere della collettività in generale) e nel restante 37,3% mutualistiche (dirette agli interessi e ai bisogni dei soli soci). L’orientamento è legato all’attività svolta: le istituzioni solidaristiche sono presenti in una quota nettamente superiore alla media nazionale nei settori della Cooperazione e solidarietà internazionale (96,3%), della Sanità (91,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (90,4%), della Filantropia e promozione del volontariato (90,4%), dell’Istruzione e ricerca (83,4%). | |